Amsterdam con i bambini

 

Siamo tornati ieri da Amsterdam e già ci manca. Era stata una scelta di ripiego e invece ci ha fatto divertire e rilassare. Ecco: forse il segreto di questa città è che è una città disimpegnata.

Credo che lo spirito di Amsterdam e dei suoi abitanti sia questo godersi con rilassatezza la vita: aprire le porte di casa il sabato pomeriggio e bere un bicchiere di vino con gli amici praticamente sulla strada.

Fare un giro in barca sui canali solo per godere del sole e della compagnia.

Pedalare in tutta fretta per andare praticamente ovunque.

Ecco perché non vi dirò cosa abbiamo fatto ad Amsterdam con i bambini: perché quello lo si può trovare sulla guida.

Ma vi racconterò del fatto che Amsterdam non è esattamente una città economica e quindi affittare un appartamento risulta una soluzione più vantaggiosa, se non altro perché, allo stesso prezzo, puoi avere più spazio e una cucina dove poter organizzare una colazione o mangiare una pizza da asporto (cucinare proprio no, anche in vacanza no!).

Poi se l’appartamento è nel Joordan, il quartiere più rilassato e verace di Amsterdam e a un passo dai canali, meglio ancora.

E ancor di più se si trova all’ interno delle tipiche case di Amsterdam.

Ad Amsterdam si può andare a visitare il Van Gogh Museum, l’Artis zoo e può anche capitare di poter vedere le foto della World Press esposte nella chiesa dove un tempo incoronavano i re.

E chissà quante cose ancora.

Ma quello che si deve fare necessariamente ad Amsterdam con i bambini è pedalare senza fretta per respirare lo spirito della città.

 

 

 

Perché andare in Scozia con i bambini

Ed eccoci tornati sul blog e dal nostro viaggio estivo. Quest’anno siamo stati in Scozia.

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Una meta che consiglio a chi viaggia con bambini perché:
1) Non è troppo lontana, ma è dotata di fascino.
2) I paesaggi scozzesi restano nell’anima.
3) E’ varia: si va dalla visita delle città a quelle dei castelli, dal whale watching alla passeggiata in campagna o, per i più esperti, in montagna. Da un pic-nic sotto un castello ad uno spuntino in riva ad un lago.
4) perché avvicina di un pochino noi genitori ai viaggi che facevamo un tempo!

Ed ora il nostro racconto di viaggio:

Innanzitutto c’è da dire che la nuova edizione della guida che ci avrebbe permesso di avere un’idea dei posti da visitare è uscita solo a fine maggio. E cosi, io e Stoike, che fra l’altro l’abbiamo “studiata” solo nei ritagli di tempo, abbiamo pensato un itinerario e prenotato gli alberghi solo a giugno e luglio. E vi assicuro che non è stato un lavoro semplice.

Infatti a Edimburgo in Agosto è tutto un fiorire di festival (si va dal Fringe Festival al festival internazionale del libro, passando per il festival della parata militare in uniforme e cornamusa). E poi perché la Scozia è ancora un paese genuino e anche un po’ selvaggio, se vogliamo: in molte parti, esiste una località più famosa in cui si possono trovare alberghetti, ristoranti e supermarket; e poi una serie di paesini in cui la comunità clericale fa da perno alla vita del posto (spesso una serie di case e qualche chiesa) e gestisce addirittura l’unico locale in cui si può mangiare o bere qualcosa.

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Quando da casa cercavamo una stanza familiare (cioè per quattro persone) e avevamo serie difficoltà perché tutto risultava pieno, ci veniva di pensare che forse avremmo trovato orde di turisti.

Invece a parte ad Edimburgo e a qualche altra città, per il resto la sensazione non era quella di un turismo di massa (fatta eccezione ovviamente per le visite nei castelli o nei luoghi di interesse più famosi).

Il nostro viaggio è durato quindici giorni e, dopo il primo giorno a Edimburgo, abbiamo affittato una macchina, con la quale abbiamo raggiunto Fortwilliam.
Qui abbiamo fatto una piccola passeggiata (ma il posto avrebbe meritato più tempo) al Glen Nevis, una delle vette più alte del luogo.

Per il giorno dopo avevamo già prenotato da casa i biglietti per il Jacobite, un antico treno a vapore che attraversa anche un ponte ad archi famoso per gli amanti della saga di Harry Potter: il Glenfinnan viaduct.

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Il tempo, in questo caso, non ci ha molto aiutato, ma, perlomeno, ci trovavamo al calduccio all’interno della nostra carrozza.

Dopo Fortwilliam, altra lunga tappa di strada con guida a sinistra per arrivare a Portree, sull’isola di Skye. Un’isola dai paesaggi fantastici, spesso spazzata dal vento.
Il primo giorno abbiamo visitato i Fairy Glen: uno scenario insolito con delle collinette piramidali dove i bambini si sono divertiti a fare su e giù inseguendo qualche pecora.
Continuando il nostro giro in macchina per Skye siamo passati anche a Staffin dove sono state ritrovate delle impronte fossili di dinosauro, i cui calchi originali, in verità, stanno a Glasgow. Ma vale la pena fermarsi a guardare le scogliere a strapiombo sul mare.

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Il secondo giorno siamo andati alla ricerca della Coral beach, una spiaggia il cui candore è dovuto alla frammentazione di gusci di conchiglie e coralli che la compongono.
Un posto davvero bellissimo, in cui un morbido mantello erboso lambisce la spiaggia dove i bambini si sono impegnati in una lunga caccia al frammento più bello.

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Nel pomeriggio abbiamo visitato Dunvegan Castle e, soprattutto, la colonia di foche che vive nei suoi pressi.

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Dopo Skye abbiamo raggiunto un’altra isola: la selvaggia Mull. E, nella baia di Tobermory, ci siamo imbarcati per il whale watching. Purtroppo non abbiamo avvistato nessuna balenottera minore, ma abbiamo visto foche, cormorani, aquile e, a detta del nostro capitano, uno squalo elefante, che vive nelle acque scozzesi nutrendosi di plancton e che rischia l’estinzione a causa della caccia selvaggia dello scorso secolo.

A Mull abbiamo avuto ospiti nella nostra camera d’albergo due ranocchie che sono state poi debitamente liberate nel fiumiciattolo vicino al nostro albergo di campagna. Ovviamente per somma gioia del Tigre!

A Mull abbiamo passato un delizioso pomeriggio di sole nei dintorni del castello di Craignure, che ha anche una sala da the che consente di portare le bevande ai tavoli posti fuori, per potersi rilassare sul prato.

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La nostra penultima tappa è stata Glasgow, che avevo fortemente voluto per il museo scientifico. In realtà la visita si è rivelata al di sotto delle aspettative, forse perché il Tigre e la Pulcetta sono ancora piccoli, o forse perché la città della scienza di Genova è davvero insuperabile per bambini della loro fascia di età. Ciò non toglie che ai bambini è comunque piaciuto, soprattutto lo show sul fuoco al quale abbiamo assistito.

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Nel pomeriggio del nostro unico giorno a Glasgow abbiamo visto il Kelvingrove Museum, che invece merita senz’altro una visita piuttosto approfondita e che ha nella sua collezione capolavori di vari impressionisti, Van Gogh, Picasso e Dalí (il famoso Cristo di San Giovanni della croce). Oltre ad un vero spitfire che sovrasta delle giraffe e altri animali in una delle sale dalla esposizione illuminista.

Dopo Glasgow, ultimo giorno per le strade della affollata, ma elegante, Edimburgo.

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Ci avevano detto che avremmo avuto freddo e si, è vero, c’era freddo. Ma mentre noi giravamo in giacca tecnica e pile, qualche scozzese andava in sandali e canotta per non farsi sfuggire l’ultimo lembo d’estate!
Ci avevano detto dei moscerini fastidiosissimi, ma abbiamo avuto modo di “apprezzarli” solo quando un pomeriggio a Skye è uscito il sole e la temperatura è salita a ventiquattro gradi. Dopo un’ora, andato via il sole non c’erano più!
Ci avevano detto che avrebbe piovuto, ma malgrado i nostri quattro ombrellini (che non sarebbero serviti comunque a niente, visto il vento che soffia sempre) abbiamo avuto le classiche quattro stagioni in un’unica giornata.
Insomma la Scozia a noi è piaciuta tanto.

E voi come avete passato le vostre vacanze?

Barcellona con i bambini

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Per il ponte del 2 giugno avevamo acquistato dei biglietti aerei per Barcellona. Si era quindi posto il dubbio del “cosa fare con i bambini a Barcellona”?

Dubbio che si è rivelato infondato perché, pur avendo avuto tre giorni pieni per la visita, sono rimaste così tante cose da fare che potremmo ritornarci fra qualche anno e fare un giro completamente diverso e scoprire quelle parti della città che abbiamo dovuto trascurare questa volta.

In questo viaggio abbiamo provato la formula dell’appartamento al posto dell’hotel e devo dire che è andata benissimo: maggiore comodità e libertà, a fronte di una spesa di certo non maggiore (per una famiglia di quattro persone).

Il nostro appartamento era la dependance di un hotel, lo chic and basic, che ne ha altri nei vari quartieri di Barcellona. Noi abbiamo scelto quello del quartiere Born (una parte della Ribera) perché ci sembrava più vicino ai posti che volevamo visitare e in effetti la scelta si è rivelata felice.

E da dove potevamo cominciare la nostra visita se non dall’acquario? Chi conosce questo blog sa della passione del tigre per gli animali, anche se ultimamente l’ambiente marino è passato in secondo piano rispetto all’amore smodato per i rettili.
L’acquario di Barcellona, a dispetto di quello che avevo letto a suo riguardo, non mi è sembrato all’altezza di altri che abbiamo visitato (Genova e Londra sono sicuramente più belli).
Le vasche sono tante, ma le installazioni e i pannelli che dovrebbero intrattenere i bambini sono spesso sciupate.
Abbiamo visto le varie vasche e, come sempre, ho pensato a quanto materiale offre il mondo marino, con i suoi colori e l’eleganza delle sue forme, agli stilisti d’alta moda.

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Per pranzo ci siamo diretti alla Barcelloneta: per tutto il venerdì i canti e i colori dei tifosi dell’atletico Bilbao che giocava la coppa del rei contro il Barça ci hanno accompagnati e tenuto allegra compagnia.
I carrer della Barcelloneta, il quartiere da dove i barcellonin raggiungono il mare, erano invasi da gruppi mascherati accompagnati da musica e fanfare. Il quartiere aveva un’aria festosa ed estiva.

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Ci siamo fermati in un posticino e abbiamo assaporato la nostra paella.
Nel pomeriggio, avendo molto vicino a casa il Parc della Ciutadella, siamo andati lì a fare due passi e anche una gitarella in barca nel piccolo laghetto.
Il giorno dopo ho realizzato un sogno: portare i bambini sul tetto di casa Milà, uno degli edifici di Antoni Gaudí, altresì detto “la Pedrera”. E la cosa più bella è stata vedere i bambini fortemente interessati all’ambiente architettonico.

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Dopo la visita della Pedrera ci siamo diretti nuovamente al Parc della Ciutadella, in quanto all’interno vi è ospitato anche lo zoo che offre la visione di tre spettacoli giornalieri dei delfini (per i quali è bene andare almeno un’ora prima perché si forma sempre una gran fila e il rischio è quello di non arrivare ad entrare a causa delll’esubero di persone).
Lo zoo, seppur raccolto, ospita un gran numero di specie e all’interno è presente anche un’area giochi divertente, per una pausa fra un rettilario e una vasca delle foche.
Il nostro terzo giorno di visita era un lunedì e molti musei a Barcellona sono chiusi, così abbiamo girato un po’ il quartiere fino alla chiesa di Santa Maria del Mar, una cattedrale gotica molto bella.

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Purtroppo abbiamo trovato chiuso anche il Mercat di Santa Caterina e così ci siamo diretti al Parc Guell, ma anche lì, malgrado il caldo e la sfacchinata di affrontare strade ripidissime e solo in parte servite da scale mobili, la fortuna non si è mostrata dalla nostra parte, perché la prima entrata per visitare le zone con le costruzioni di Gaudí sarebbe stata soltanto dopo un paio d’ore.
Così abbiamo dato un’occhiata dall’alto e ci siamo spostati all’Eixample, il quartiere dove sorge la Sagrada Familia. E con la visita a questa singolare cattedrale e una sosta al parco giochi che sorge nel parco proprio di fronte alla chiesa, si è chiuso il nostro soggiorno a Barcellona.

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Che sicuramente ha tante altre cose da offrire, motivo per cui stiamo già pensando a quello che faremo quando ci ritorneremo!

A Montecitorio con i bambini della materna

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La maestra della materna del Tigre, che ha sessant’anni, una passione per il suo lavoro che non so quando le è nata, ma so per certo che non le è ancora finita e la voce roca di anni passati a parlare ai bambini, un mese fa ci ha prospettato l’idea di portare i bambini a visitare Montecitorio.

Partire dalla Sicilia per andare a Roma e tornare in giornata, anche se per un’occasione così unica, ad alcuni genitori è sembrato esagerato.
E così, venerdì scorso, noi e altre sei famiglie, ci siamo svegliate alle quattro del mattino per prendere un aeroplano per Roma: destinazione Montecitorio.
La visita alla camera è durata poco più di un’ora e qualcuno degli ambienti che avremmo dovuto visitare era occupato da qualche evento. Anche l’emiciclo era pressoché deserto essendo venerdì, giorno in cui i deputati… tornano a casa.
Malgrado questo, entrare in un posto così importante per la nostra coscienza e per la nostra Storia è stato emozionante.
I bambini, nonostante la loro età, hanno ascoltato in silenzio quello che il messo della Camera ci spiegava. E quando ci siamo seduti sui sedili, durante un’interrogazione Parlamentare, loro hanno assistito in religioso silenzio (fra l’altro alla Camera c’è tutta un’etichetta da rispettare che certamente non è fatta per bambini di quattro e cinque anni e, in effetti, in genere non sono ammessi bambini così piccoli)
Prima e dopo la visita siamo andati in giro per piazza Montecitorio e i bambini, taccuino alla mano, hanno disegnato quello che vedevano.
Il Tigre ha disegnato il palazzo, qualcun altro un particolare: una bandiera, un lampione; la Pulcetta le stelle che stanno sul selciato davanti all’ingresso principale della Camera dei deputati.
Nel pomeriggio siamo andati in giro per Roma e malgrado l’alzataccia e la stanchezza hanno continuato a guardarsi intorno, gironzolare e giocare contenti come se si fossero appena svegliati da un riposino.
Tutta questa energia ha influito anche su di noi genitori tanto che, nonostante la brutta sorpresa di un volo serale con un grosso ritardo, vedendoli ridere, giocare e inseguirsi ancora alle dieci e mezzo di sera a Fiumicino, non abbiamo brontolato neanche una volta.
La maestra ci aveva detto di non preoccuparci di loro, del fatto che potessero stancarsi a camminare, potessero far capricci, ma piuttosto di pensare alle nostre energie.
Era una scommessa: credo l’abbiano vinta lei e i suoi piccoli alunni.
Non so cosa o quanto ricorderanno di questa giornata, ma sono sicura che la ricorderanno.

Con i bambini in montagna: l’Alpe di Siusi

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Ormai il Tigre e la Pulcetta stanno per compiere cinque e quattro anni, così io e Stoike avevamo deciso già in settembre dell’anno scorso di portarli qualche giorno sulla neve. E visto che c’erano tanto piaciute le Dolomiti in estate, abbiamo deciso di tornare proprio su quella parte dell’arco alpino.

Per l’inverno abbiamo scelto il comprensorio dell’alpe di Siusi. Il resto lo ha poi determinato la scelta dell’albergo che, come sa chi si muove con i bambini, è sempre una parte dell’organizzazione del viaggio a cui prestare attenzione: stanze non troppo anguste e presenza di un ristorante che possa soddisfare le esigenze minime di un bambino (pasta col pomodoro e fettina ai ferri) sono le condizioni basilari.
Noi siamo stati fortunati perché nello scegliere il luogo (l’alpe di Siusi) e il nostro albergo (l’hotel Arvina a Siusi allo Sciliar) ci siamo ritrovati in un panorama quantomai suggestivo.
In più la cabinovia che collega Siusi all’alpe si trova proprio all’ingresso del paese, per cui non è necessario percorre tanti chilometri in macchina per poter accedere alle piste.
I nostri giorni sulla neve sono stati decisamente anticonvenzionali: niente bambini sugli sci (del resto, neanche noi genitori sciamo!).

Il primo giorno siamo saliti all’alpe e abbiamo affittato gli slittini. Ma quello che più ha attratto i bambini è stata, ovviamente, la neve: il toccarla, affondarci dentro, assaggiarla, sentire le mani bruciare per il freddo.
Per due bambini del sud la neve è proprio sorprendente. E purtroppo, in maniera meno positiva, lo è anche il freddo e la Pulcetta, ancor più del Tigre, lo ha patito parecchio.

Il secondo giorno abbiamo deciso di riportare i bambini al MUSE di Trento, per una visita più accurata rispetto a quella dell’ultima volta. E devo dire che questo museo, con le sue esposizioni di concezione davvero moderna, non delude. Noi abbiamo passato l’intera giornata là dentro, fra animali, esperimenti e aree gioco.

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Il giorno dopo abbiamo optato per il kids fun Park di Castelrotto, dove i bambini più piccoli come il Tigre e la Pulcetta possono scendere con gli slittini o con gli sci su una piccola pista, per poi risalire con un tapis roulant. I più grandicelli possono anche pattinare o giocare ad hockey su una pista ghiacciata.
E poi ne abbiamo approfittato per visitare anche la piazza del paese, con il suo campanile e la sua fontana.

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La domenica abbiamo fatto una passeggiata in giro fino ad Ortisei per vedere un po’ il panorama.
E ad Ortisei abbiamo trovato anche un bel playground che non si rifiuta mai neanche quando le temperature scendono al di sotto dello zero.

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L’ultimo giorno, quello della partenza, abbiamo visitato Bolzano con i suoi portici e la bella piazza delle erbe.

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Alla fine di questa cinque giorni sulla neve possiamo dire che forse non faremo più un viaggio di questo tipo, ma che in ogni caso, perlomeno, i bambini sanno di che cosa parliamo quando parliamo di…neve!

Irlanda con i bambini #2

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Dopo i due giorni a Dublino, di cui potete leggere qui, abbiamo preso la macchina e affrontato la tappa più lunga che, attraversando tutta la parte bassa dell’Irlanda, ci ha portati a Dingle, nell’omonima penisola.
Dingle è una piccola cittadina marinara, turistica ma non del tutto rovinata dalla folla di visitatori, che resta comunque modesta anche in luglio o agosto.

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L’attrazione del luogo è un tursiope, stanziale nelle acque della baia, di nome Fungie. Per vederlo partono numerose barche che, addirittura, non fanno pagare la crociera qualora il delfino non si facesse vedere.
Neanche a dirlo il Tigre e la Pulcetta erano entusiasti dell’esperienza sulla barca d’avvistamento: quando mai capita a due bambini di poter osservare un delfino in mare aperto?
E per completare la visita a Dingle abbiamo visitato anche l’acquario della cittadina: certo non è quello di Londra, ma a loro è piaciuto lo stesso.

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Il giro della penisola lo abbiamo fatto in macchina al tramonto, in maniera, purtroppo, un po’ frettolosa: le scogliere e i colori del cielo e del mare avrebbero meritato qualche sosta in più.

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Quello che davvero ci ha reso ancora più piacevole la sosta nella Dingle peninsula è stato il nostro alloggio: la Dingle Pax house. Ad un chilometro dalla cittadina, questo albergo, arredato con gusto e gestito con passione, gode di una splendida vista sulla baia: dai divani della sua veranda, sorseggiando un caffè, fra il cane Rio e la gatta Mali che riposavano ai nostri piedi, potevamo vedere Fungie e le barche che uscivano per osservarlo.

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Inoltre, se volete mangiare pesce in Irlanda Dingle è il posto giusto: noi abbiamo mangiato molto bene al ristorante The Half Door, sulla strada principale con la sua porta (che si apre a metà) colorata di giallo.

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A Killarney siamo andati per il parco nazionale, il più grande d’Irlanda. All’interno del parco si possono fare gite sul lago e visitare la Mackross Abbey o il Ross Castle.

Il Tigre, invece, si è lanciato nell’identificazione delle numerose specie di farfalle presenti nel parco, previo acquisto di apposito libretto.

La Pulcetta, a sua volta, ci teneva al giretto in carrozza (altro modo caratteristico di visitare parte del parco) e così, trainati da Roxie, una cavallina pezzata, abbiamo raggiunto le cascate.
Il nostro alloggio a Killarney era una casa di campagna adibita ad albergo, nelle vicinanza del Gap of Dunloe, che non abbiamo visitato perché la visita è lunga e complicata e noi avevamo soltanto un paio di giorni a disposizione. Nelle vicinanze c’è un ristorantino in una casa antica che prepara delle buone bistecche ed ha anche un soddisfacente menù bambini.

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Da Killarney ci siamo spostati a Kilkenny dove la sosta al castello, con il suo grande parco, è d’obbligo. Poco distante dal castello è sempre all’interno del parco c’è un bel playground dove il Tigre e la Pulcetta si sono divertiti fin quando la pioggia irlandese non ci ha colti.

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E con questa pioggia si è concluso il nostro viaggio in Irlanda. Infatti, all’indomani, siamo partiti da Kilkenny (anzi dalla fattoria dove alloggiavamo a qualche chilometro dalla città) per tornare a Dublino e quindi in Italia. Ma con il cuore pieno di musica, aria aperta e tanto verde!

Se state organizzando un viaggio in Irlanda con i bambini e avete bisogno di qualsiasi informazione potete scrivere nei commenti.

Irlanda con i bambini piccoli #1

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È stato il primo viaggio itinerante del Tigre e della Pulcetta. È stato il viaggio-porta verso sogni di vacanze future, più lunghe e on the road.

Siamo tornati dall’Irlanda un mese fa e, pur essendo ancora in vacanza e con il mare letteralmente a portata di mano, i paesaggi e l’atmosfera di quel paese, manco a dirlo, già ci mancano.

In febbraio avevamo preso i biglietti dell’Air Lingus per fine luglio: un po’ prestino rispetto ai nostri soliti viaggi agostani (quando conviene andar via dalla Sicilia per il troppo caldo), ma conveniente per il piovoso e freddino clima irlandese.
Avevamo individuato quello che potevamo fare in nove giorni con due bambini di quattro e tre anni e avevamo prenotato quattro alberghi: a Dublino, Dingle, Killarney e Kilkenny.

A parte Dublino, cercavamo delle farmhouse che avessero delle camere per gli ospiti, volendo replicare il modello Alto Adige in cui i bambini avevano goduto degli animali presenti nelle vicinanze dell’albergo.

Eppure sembrava, navigando in rete, che il nostro concetto di farmhouse in cui si può alloggiare e fare un po’ di vita e lavoro di campagna, non corrispondesse all’offerta irlandese. E così in effetti è stato: esistono delle farmhouse che aprono le porte ai bambini, per far loro vedere e toccare agnellini, pulcini e porcellini e in cui giocare a saltare sul fieno, attività ludica, quest’ultima, tutta irlandese. Ma difficilmente si trova una fattoria in cui si può seguire il lavoro dei fattori sul campo.
Così, un po’ alla cieca, avevamo cercato sul web degli alloggi che si trovassero in campagna e che avessero degli spazi esterni. Non so se ci è andata bene o se, forse, potevamo trovare di meglio, ma i bambini hanno saputo trovare in ciascun albergo un motivo di svago.

Arrivando all’una di notte a Dublino (volo diretto, ma scomodo per due bambini piccoli), abbiamo deciso di passare i due giorni seguenti a visitare la città.
E così il primo giorno di viaggio abbiamo deciso di raggiungere il Phoenix Park per visitare lo zoo della città.

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Il pensiero di fondo (almeno il mio) che mi ha accompagnato per tutto il tempo della visita è andato allo spazio circoscritto in cui vivono gli animali. Il mio conforto mentale è stato il pensare che al giorno d’oggi gli animali che vi risiedono siano animali nati in cattività o che abbiano particolari motivi di essere tenuti sotto osservazione dai veterinari e dagli addetti del parco. Ai bambini, ovviamente, gli animali piacciono, per cui il Tigre e la Pulcetta hanno gradito questo contatto “diretto”. Avevamo parlato di questa maniera un po’ bislacca che ha l’uomo di tenere gli animali e mi auguro che un giorno possano osservare leoni, zebre, bisonti o qualsiasi altro animale in libertà, nei loro viaggi. Ma al contempo non mi sento di dire che una visita allo zoo di Dublino sia del tutto diseducativa: vedere animali come il leopardo delle nevi, che altrimenti i bambini si sarebbero prefigurati a vita come Tai Lung, il cattivo di Kung fu Panda, o vedere le dimensioni di un leone in carne e ossa è stato interessante.

All’interno dello zoo, poi, vi sono delle aree attrezzate a parco giochi a tema, che consentono delle soste lungo il percorso della visita.

Il centro storico, o, perlomeno, la parte più turistica di Dublino non è entusiasmante, ma sicuramente, avendo più tempo e con bambini più grandi si può trovare qualche angolo con casette a schiera che sembrerebbe essere uscito da un film di Ken Loach.

 

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Nella seconda parte del post vi racconterò delle altre tappe e darò tutti i riferimenti pratici che noi abbiamo utilizzato.

Londra con i bambini piccoli

 

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Innanzitutto, chiariamo subito cosa si intende in questo post per bambini piccoli: il Tigre e la Pulcetta hanno rispettivamente quattro e tre anni compiuti da poco. Questo vuol dire che viaggiare con loro comporta, ad esempio, il tirarsi dietro dei passeggini e tutta una serie di cose che si possono o non si possono fare. Certo, entrambi non hanno bisogno del fasciatoio, ma, ad esempio, non li si può portare a mangiare cucina etnica.

Quando abbiamo deciso di passare quattro giorni a Londra, qualcuno ci ha detto:”Ma cosa c’è a Londra per i bambini?” A me questa sembra una domanda un po’ stupida: qualcosa da fare con i bambini la trovi comunque, a Milano come a Firenze, a Barcellona o a Berlino. Perché non è che devi necessariamente andare a Eurodisney per portare i bambini a Parigi.
Comunque, adesso che ci siamo stati, posso dire che Londra e’ una città parecchio a misura di bambino.
E per chi vuole andarci come noi con due quasi gemelli, o con due bambini piccoli, eccovi il resoconto di quello che abbiamo fatto.

Fin da subito ci ha allettati un volo diretto che dalla nostra città vola a Londra-Gatwick.
L’aeroporto è davvero distante (un’ora e mezzo di strada) e bisogna prendere un taxi che ci è costato un occhio della testa, ma, del resto, con due bambini, due passeggini, due trolley e due zainetti non avremmo potuto fare altrimenti.
L’alternativa era quella di spedire i bagagli al nostro albergo con un corriere, ma avremmo dovuto prepararli una settimana prima e la spedizione sarebbe costata quasi quanto la metà dei biglietti aerei per tutta la famiglia!
Il nostro albergo si trovava nel quartiere di Bloomsbury, che, come ho detto qui, si è rivelato un’ottimo punto di partenza. In realtà la scelta e’ stata dettata dalla necessità di avere una camera quadrupla, cosa non facile a Londra (a meno di non voler spendere una fortuna prendendo due doppie). Eravamo a due passi dalla stazione della metropolitana di Russell Square e dal british Museum. Inoltre il nostro albergo, con tutti gli altri che vi sono vicini, si affaccia ad anfiteatro su dei giardini, i Cartwrigth Gardens, che ne fanno un posto tranquillo pur avendo un bel po’ di pub e ristorantini nelle vicinanze (quest’ultima, cosa altrettanto comoda). L’unica piccola scomodità, se vogliamo, la stanza ad un secondo piano senza ascensore. Ma non si può volere tutto, soprattutto quando si viaggia.

 

Il primo giorno di visita siamo andati al London Sea life Aquarium: una scelta inusuale per chi visita questa città, ma non del tutto peregrina. L’acquario è molto ben fatto e se, come noi, avete dei bambini particolarmente attratti dal mondo animale, si divertiranno parecchio. All’uscita del Sea life abbiamo mangiato un classico hamburger (con vista sul big ben) e ci siamo diretti a St. James Park. Qui abbiamo passato il pomeriggio fra scoiattoli, anatre e un bel playground recintato con sabbiera, altalene e scivoli.

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Il secondo giorno abbiamo scelto di vedere il Natural History Museum. In questo periodo e fino al 14 settembre nel giardino del museo vi è ospitata una casa delle farfalle (con biglietto per gli adulti): anche questa e’ una visita che piace molto ai bambini. Malgrado dalle nostre parti ci sia una casa delle farfalle molto ben fatta che il Tigre e la Pulcetta hanno visto di recente, anche questa del natural History li ha molto incuriositi: evidentemente le farfalle con i loro colori e il loro svolazzare attraggono i bambini.

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La visita del museo vero e proprio (che è gratuita) e’ un po’ lunga per dei bambini così piccoli. Visto che soprattutto la zona dei dinosauri e’ molto affollata e si fruisce, in parte, tramite una passerella sospesa, noi abbiamo posato i passeggini nel guardaroba, per riprenderli solo alla fine. L’edificio del natural History vi stupirà per la sua magnificienza.
Dopo il museo ci siamo diretti ad Hyde Park per un riposino sotto un albero: questo parco, più grande e meno ordinato di St James, e’ comunque molto bello. Alla sua punta estrema si trova il lady Diana Memorial playground (vale la pena informarsi o guardare la cartina del parco, posta alle varie entrate, per accertarsi della esatta ubicazione del playground). Probabilmente perché di sabato, abbiamo dovuto affrontare circa mezz’ora di fila per l’ingresso, Ma ne valeva la pena: al suo interno l’attrattiva maggiore e’ costituita dalla grande barca di legno insabbiata che simula il veliero di Capitan Uncino della fiaba di Peter Pan. Tutt’intorno al veliero, sul quale ci si può arrampicare, i bambini possono giocare liberamente con la sabbia. Sono inoltre presenti delle tende indiane, delle strutture con scivoli, ponti e percorsi sopraelevati, delle altalene, dei giochi sonori e delle sculture di animali in legno sulle quali arrampicarsi.

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La domenica, nostro ultimo giorno di visita, abbiamo scelto la Tate Modern. Ovviamente abbiamo dato un’occhiata solo alle opere che ci interessavano: in particolare le foto di Robert Mapplethorpe e alcune sale con i dipinti di Alex Katz. Abbiamo saltato a piè pari “Matisse the cuts out” perché i bambini erano troppo stanchi. Loro si erano invece già divertiti con una bella attività presente a uno dei piani del museo: delle postazioni elettroniche che permettevano di dipingere virtualmente quello che desideravano, per poi “lanciare” ciascun disegno proiettandolo sulla parete. Il risultato era un muro colorato, pieno di dipinti degni della migliore pop art!
Dopo aver riposato all’interno della Tate, abbiamo fatto una passeggiata sul lungo fiume, dove si incontrano ragazzi che fanno spettacolini con delle enormi bolle di sapone che, neanche a dirlo, fanno impazzire i bambini. Poi, pausa con gelato in un caffè e via verso Covent Garden. Li’, purtroppo, c’era troppa confusione così abbiamo solo fatto un giro veloce e poi siamo andati a cenare dalle nostre parti.

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Il giorno dopo avevamo soltanto poche ore prima della partenza e così le abbiamo impiegate per fare un giretto a Bloomsbury, dove molte piazze hanno dei grandi giardini recintati e dove la presenza di Virginia Woolf e del “circolo” e’ spesso ricordata con foto o targhe. Ci sarebbe piaciuto avere qualche ora in più per visitare il British Museum che avevamo davvero a due passi, ma, per questa volta, non ci siamo riusciti. Un motivo in più per tornare a Londra!

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http://www.crescenthoteloflondon.com

http://www.visitsealife.com/london/

http://www.royalparks.org.uk/parks/st-jamess-park

http://www.nhm.ac.uk

http://www.nhm.ac.uk/visit-us/whats-on/events/programs/nhm/sensational_butterflies_exhibition.html?date=24.05.2014

http://www.royalparks.org.uk/parks/kensington-gardens/facilities-in-kensington-gardens/diana-memorial-playground

http://www.tate.org.uk/visit/tate-modern

 

 

 

 

Londra#4

Quarto e ultimo giorno a Londra.

Andiamo alla Tate Modern  per far vedere un museo d’arte ai bambini. L’ultima volta che ci siamo stati io e Stoike, nella sala delle turbine c’era il sole di Eliasson: speriamo che, anche senza quella installazione, la grandezza della sala possa comunque impressionarli.

imageMa per i bambini il mondo ha delle coordinate diverse: quello che è grande per noi, per loro può risultare normale. E, magari, quello che è solo sapone per noi, e’ per loro qualcosa di magico:

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Ieri era domenica e quindi confusione un po’ ovunque. Avremmo voluto fare un giro sul Tamigi, ma una barca s’era rotto e avremmo dovuto aspettare un’ora sotto il sole di una Londra inaspettatamente estiva. Decidiamo per Covent Garden: giretto  e a casa nel tranquillo quartiere di Bloomsberg per la cena.

E oggi si ritorna. Tutti a malincuore.

 

Londra#3

“Oggi, possiamo tornare all’acquario, mamma?”

“No, Tigre, a Londra ci sono tante cose da vedere!”

E così, per evitare di passare tre giorni al misconosciuto, seppur bello, acquario di Londra, la nostra seconda tappa prevedeva il Natural History Museum.

Nel giardino del museo, in questo periodo, c’è una bella casa delle farfalle, che abbiamo visitato per prima.

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E poi, subito il museo, con i suoi dinosauri – a dire il vero un po’ “spettacolarizzati” – e le esposizioni delle altre specie.

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Stanchissimi, siamo…ehm, sono crollati.

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E così, riposino nel parco: in questo caso Hyde Park.

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Piu grande, più “selvaggio”, se vogliamo meno “ordinato”, del St. James.

Appena svegli, il playground del Lady Diana Memorial, per il quale, essendo sabato,  abbiamo dovuto fare una fila. Il playground era un po’ affollato, ma ai bambini, ovviamente, e’ piaciuto lo stesso.

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